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mercoledì 25 ottobre 2006

1966 - 2006 Alluvione di Firenze 40 anni dopo

Fra circa una settimana cade l'anniversario dell'Alluvione di Firenze. Sono passati 40 anni dal 4 novembre 1966. Io ovviamente non c'ero e purtroppo la mia famiglia che non è fiorentina non ha racconti da riportarmi, ma molte persone che conosco (i miei insegnanti, i tassisti, i negozianti) hanno un sacco di storie. Alcune tristi, altre pazzesche, altre a lieto fine (come i genitori di un mio amico che si sono conosciuti grazie a un salvataggio da un tetto all'altro e poi si sono sposati!).
Foto di Giampiero Brilli
Tutta la città di Firenze è mobilitata per ricordare con foto, mostre, eventi quello che successe nel 1966. Ho letto che la Regione Toscana organizza un raduno internazionale degli angeli del fango, di quei ragazzi volontari che giunsero da tutto il mondo per aiutare a salvare il patrimonio artistico di Firenze.
Gli daranno un premio, un piccolo badile di 10cm, simbolo di quello che fecero 40 anni fa: scavare nel fango. E poi tante mostre fotografiche.. spezzoni radio, tv. La Mediateca Toscana ha lanciato un appello per chiunque avesse materiale inedito o amatoriale. credo che vogliano farne un archivio storico. I giornali di Firenze, come La Nazione, hanno pubblicato volumi con foto incredibili. Per me è inimmaginabile pensare a strade fiorentine che percorro ogni giorno, sommerse da 2-3 metri d'acqua e fango. Eppure in molti posti a Firenze c'è ancora quel segno sul muro "qui è arrivata l'acqua nel 1966" e tu alzi gli occhi parecchio in alto per vederlo.. e provi a immaginare cosa dovesse essere Firenze quella mattina.

Sul sito dedicato agli angeli del fango leggo un racconto, bellissimo.. voglio riportarne alcune parti:
La violenza delle acque ha colpito Firenze nel giro di mezz’ora, inattesa e tremenda come in un cataclisma da giorno del giudizio. L’onda di piena alta 3 metri, quella mattina del 4 novembre, è passata alla velocità di 60 km all’ora, trascinando automobili, alberi, violando chiese, palazzi e capolavori d’arte.

Mentre cresceva la catastrofe, la città dormiva ignara di quante ore avrebbe impiegato la massa d’acqua del Valdarno per raggiungere e distruggere il capoluogo toscano: c’è chi dice otto, chi dice tre. Le prime falle si aprirono sul lungarno Acciaioli, mentre sul lungarno alle Grazie la spalletta era stata superata già abbondantemente. Luce, acqua e gas mancavano quasi ovunque. Alle ore 7,26 scoppiava la catastrofe: gli orologi elettrici si fermarono, l’ acqua invase l’ultimo ponte, quello di San Niccolò. Un mare di acqua fangosa franava sulla città divisa in due, isolata dal mondo, irraggiungibile da cielo e da terra. (...) Dai lungarni, ridotti ormai anch’essi a un unico, impressionante fiume, l’acqua scendeva verso via Tripoli, via delle Casine, via Ghibellina e via dell’Agnolo. Anche tutta la zona di via de Bardi stava per essere sommersa. Il Ponte Vecchio resisteva ancora all’incredibile violenza della piena. Alle undici Radio Londra lanciava un allarme disperato: «Il mondo sta per perdere una delle sue gemme: Firenze». La televisione di New York trasmetteva di ora in ora bollettini sulla sorte della città. I fiorentini lottavano contro il fiume difendendo la loro storia e la loro dignità contro il lago di morte.

foto di Giuliano Miniati (commovente il suo racconto)

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